PER LA SANTA PASQUA DI RESURREZIONE

Da circa un mese – la guerra è scoppiata da ben 50 giorni – ho iniziato a prendere in considerazione tutte le varie richieste e le problematiche dei profughi ucraini, arrivati in Emilia Romagna, soprattutto nella città di Rimini, a San Marino e a Ravenna.

Non senza poche difficoltà, fin dall’inizio, la maggior parte dei profughi si sono rivolti a me, come punto di riferimento, anche a causa della problematica della lingua; essi infatti, o per lo meno la maggioranza, conoscono solo ed esclusivamente la propria madre lingua ucraina.

Mi sono immediatamente attivato, anche grazie alla collaborazione fattiva e concreta della “Caritas diocesana” di Rimini, di via Madonna della Scala, 7, ed in perfetta sintonia con S.E.R. il Vescovo di Rimini, aprendo anche “uno sportello di ascolto”, dove sia io che i miei collaboratori, abbiamo “raccolto” le più variegate esigenze e richieste dei profughi ucraini: necessità di avere cibo, informazioni amministrative, incontri, per i più piccoli, per i corsi di catechismo e anche per il ritrovo, sempre per gli stessi, nel campeggio presso i Salesiani di Rimini, per farli svagare un po' e fare dimenticare loro, per quanto possibile sia, i brutti ricordi della guerra.

Senza alcuna esitazione devo ringraziare, dal profondo del mio cuore, tutte le persone e le Istituzioni che mi hanno dato, a dir poco, una mano, sotto ogni e qualsiasi punto di vista: in special modo le parrocchie, alcune associazioni laiche (ad esempio la “Soroptimist Rimini”) e tutte le persone di buona volontà che, ognuna di loro, per quello che poteva fare, senza che io lo chiedessi, lo ha fatto con generosità gratuita e nell’assoluto spirito di condivisione.

A tutti loro va, il mio ringraziamento e il ricordo nella preghiera, ogni volta che celebro la Santa Messa, nel calice del Sacrificio Eucaristico.

Il mio augurio, per ognuno di Voi, è, come ha ricordato Papa Francesco, il 25 marzo u.s. nel Suo atto di consacrazione al cuore immacolato di Maria: “estingui l’odio, placa la vendetta, insegnaci il perdono”.

Don Viktor Dvykalyuk